Dr Ghil`ad Zuckermann (Churchill College, Università di Cambridge)
L'ebraico fu parlato dal popolo d'Israele sin dalla conquista della Terra Promessa (circa tredicesimo secolo a.C.). Dopo un graduale declino (persino Gesú, il 'Re dei Giudei', non parlava ebraico ma aramaico), l'ebraico cessó di essere parlato nel secondo secolo d.C. Per piú di 1,700 anni l'ebraico é stato utilizzato solo a fini letterari o liturgici e, occasionalmente, come lingua franca degli ebrei della Diaspora – ma mai come lingua madre. La creazione dell'israeliano (termine con cui mi riferisco al cosiddetto 'ebraico moderno') fu proposta alla fine del diciannovesimo secolo da Elieser Ben-Iehuda ed altri per promuovere la causa sionista. L'israeliano, essendo una lingua la cui catena di parlanti madrelingua fu interrotta, si presenta al linguista come un laboratorio unico in cui saggiare diversi problemi teorici sia dell'evoluzione del linguaggio che della genetica delle lingue in generale.
La classificazione genetica dell'israeliano ha occupato i filologi sin dal principio del ventesimo secolo. L'interpretazione tradizionale, che è quella tuttora prevalente, classifica l'israeliano come lingua semitica – vale a dire, come ebraico (biblico) revitalizzato (cfr. Rosen 1956 e Rabin 1974). Una nuova interpretazione definisce l'israeliano come lingua indoeuropea, ovvero come yiddish relessificato (cfr. Horvath e Wexler 1997); in altre parole, lo yiddish é il substratum dell'israeliano, mentre l'ebraico ne é il superstratum.
La mia ipotesi, peró, é che l'israeliano sia, allo stesso tempo, semitico e indoeuropeo – poiché sia l'ebraico che lo yiddish, ne sono contributori primari. Non uso i termini substratum e superstratum (anche se sono spesso utilizzati nell'ambito della creolistica e negli studi sull'evoluzione del linguaggio per descrivere influenze reciproche tra più lingue) perché possono essere fuorvianti e sembrano implicare un giudizio. Se la mia ipotesi é corretta, il termine 'israeliano' é molto piú appropriato di 'ebraico israeliano', a fortiori 'ebraico moderno' o 'ebraico' tout court.
YIDDISH (contributore primario) >>> ISRAELIANO <<< EBRAICO (contributore primario)
L'impiego del Principio dei Fondatori si presta ad avvalorare la mia ipotesi di ibridazione. Harrison ed altri (1988) e Mufwene (2001) utilizzano tale principio per spiegare come le caratteristiche strutturali dei creoli siano in larga misura predeterminate da tratti particolari delle lingue parlate dalla 'popolazione fondatrice' – per esempio, i primi coloni. Ritengo che il Principio dei Fondatori possa essere applicato con successo all'israeliano nel modo seguente: lo yiddish é il contributore primario dell'israeliano perché era la linguamadre della vasta maggioranza dei 'revitalizzatori' e dei primi pionieri in Palestina / Eretz Israel alla fine del diciannovesimo secolo. Tutte le altre lingue che hanno influenzato l'israeliano – tranne che l'ebraico – sono contributori secondari. Riconosco anche l'ebraico come contributore primario perché – nonostante i suoi 1,700 anni senza parlanti di madrelingua – é sopravvissuto come importante lingua liturgica e letteraria attraverso generazioni. Di conseguenza, per esempio, mentre la fonetica e la fonologia dell'israeliano sono principalmente indoeuropee, la sua morfologia é essenzialmente semitica (con morfemi apofonici discontinui e radici lessicali di consonanti).
Un ulteriore principio che potrebbe fare luce sul problema della genetica dell'israeliano é il Principio di Congruenza (Zuckermann 2003, cfr. 'convergenza' in Thomason e Kaufman 1988): se una caratteristica esiste in piú di un contributore – sia primario che secondario – é molto probabile che essa perduri nella Target Language. Così, la sintassi dell'israeliano Soggetto-Verbo-Oggetto potrebbe essere basata simultaneamente sia su quella europea standard, che sull'ordine marcato (per enfasi/contrasto) dell'ebraico misnaico (piuttosto che l'ebraico biblico). É inoltre interessante notare come le influenze della combinazione di lingue semitiche e lingue indoeuropee siano un fenomeno che puó occorrere giá negli stessi contributori primari dell'israeliano. Mentre lo yiddish é formato inter alia da ebraico ed aramaico, le lingue indoeuropee giocano invece un ruolo importante nell'ebraico.
Blau (1981) sostiene che l'influenza delle lingue europee occidentali sull'israeliano non sia diversa dall'influenza delle lingue europee occidentali esercitata sull'arabo standard. Blau (1976) ammette che l'israeliano sia piú distante dall'ebraico classico di quanto non lo sia l'arabo moderno dall'arabo classico, ma insiste che la differenza é solo di ordine quantitativo. La mia ipotesi di ricerca implica che una tale differenza sia, di fatto, qualitativa. Non é appropriato il confonto tra la lingua israeliana e un'altra lingua semitica con tratti indoeuropei che peró (a differenza dell'israeliano) ha avuto nel tempo un continuum di parlanti di madrelingua. La formazione dell'israeliano non é il risultato di un contatto linguistico tra l'ebraico e un prestigioso e potente superstratum – come lo puó essere la lingua inglese nel caso dell'arabo, o la lingua curda nel caso del neoaramaico.
Uno studio esauriente sull'influenza multiforme esercitata dallo yiddish sull'israeliano é una parte fondamentale della ricerca qui proposta. Infatti, la magna questio che costituisce la struttura portante della mia ipotesi investigativa é se sia possibile o meno riportare in vita una lingua in disuso senza incorrere in una fertilizzazione incrociata da parte della lingua madre dei 'revitalizzatori'. Al principio del ventesimo secolo, lo yiddish e l'ebraico sono stati rivali nel rivendicare il ruolo di lingua principale del futuro stato d'Israele. A prima vista puó sembrare che l'ebraico abbia 'vinto' e che lo yiddish – dopo l'Olocausto – sia stato destinato ad essere parlato quasi esclusivamente da ebrei ortodossi o da alcuni accademici eccentrici. L'ipotesi da me proposta sfida una tale percezione indagando quanto dell'ebraico 'vincente' sia in realtá yiddish. In altre parole, lo yiddish sopravvive sotto la fonetica, la sintassi, il lessico e perfino la morfologia dell'israeliano, sebbene i linguisti conservatori siano stati riluttanti ad ametterlo.
Infine, la mia ricerca ha importanti implicazioni teoriche per la linguistica di contatto, la creolistica, la revitalizzazione/sopravvivenza linguistica e tipologica, e la genetica linguistica. Una delle conclusioni pratiche potrebbe essere che le universitá, come pure gli istituti di istruzione secondaria in Israele, adottino una distinzione netta e chiara tra linguistica dell'israeliano e linguistica dell'ebraico. I bambini e i ragazzi israeliani non dovrebbero essere indottrinati nel credere che parlano la lingua di Isaia (a meno che non si riferiscano a Isaia Leibowitz, ecclettico visionario israeliano del ventesimo secolo). Indubbiamente, uno studio di questo tipo, che esamini se l'israeliano sia o meno l'altneulangue, potrebbe non solo illuminare la politica del linguaggio ma anche fornire una profonda conoscenza della politica della linguistica.
Blau, Joshua 1976. tkhiát haivrít utkhiát haaravít hasifrutít: kavím makbilím umafridím (La revitalizzazione dell'ebraico e la revitalizzazione dell'arabo standard: linee parallele e distinte) (= Texts and Studies, vol. ix). Gerusalemme: Accademia della Lingua Ebraica.
Blau, Joshua 1981. The Renaissance of Modern Hebrew and Modern Standard Arabic: Parallels and Differences in the Revival of Two Semitic Languages. (= Near Eastern Studies, vol. xviii). Berkeley – Los Angeles – Londra: University of California Press.
Harrison, G. A., J. M. Tanner, D. R. Pillbeam and P. T. Baker 1988. Human Biology: An Introduction to Human Evolution, Variation, Growth, and Adaptability. Oxford University Press.
Horvath, Julia and Paul Wexler (eds) 1997. Relexification in Creole and Non-Creole Languages – With Special Attention to Haitian Creole, Modern Hebrew, Romani, and Rumanian (Mediterranean Language and Culture Monograph Series, vol. xiii). Wiesbaden: Harrassowitz.
Mufwene, Salikoko S. 2001. The Ecology of Language Evolution. Cambridge University Press.
Rabin, Chaim 1974. 'halashón haivrít bat yaménu' (La lingua ebraica contemporranea). haentsiklopédya haivrít (Enciclopedia ebraica), xxvi, 660-4. Gerusalemme.
Rosén, Haiim B. 1956. haivrít shelánu: dmutá beór shitót habalshanút (Il nostro ebraico: la sua immagine alla luce dei metodi di linguistica). Tel Aviv.
Thomason, Sarah Grey and Terrence Kaufman 1988. Language Contact, Creolization, and Genetic Linguistics. Berkeley – Los Angeles – Oxford: University of California Press.
Zuckermann, Ghil`ad 2003. Language Contact and Lexical Enrichment in Israeli Hebrew. London - New York: Palgrave Macmillan.
Dr Ghil`ad Zuckermann